La settimana appena trascorsa ha alzato l’asticella della tensione globale. A dominare la scena è stata la politica commerciale americana, tornata in stile “Trump Show” con annunci roboanti, minacce velate (e meno velate), e una strategia a più strati dove tutto è collegato: dazi, TikTok, dollaro e debito pubblico USA.
I mercati hanno risposto con nervosismo e cautela, mentre sullo sfondo si inizia a intravedere una nuova logica: la guerra commerciale come strumento per finanziare l’America.
Mercoledì Donald Trump ha annunciato una tariffa del 25% su tutte le auto importate negli Stati Uniti, compresi componenti specifici. A differenza delle misure selettive degli anni precedenti, stavolta la portata è globale: colpiti UE, Giappone, Corea, e in misura minore anche il Messico.
📌 Qualche numero per capire l’impatto:
I dazi non solo aumentano i costi per i produttori, ma mettono anche a rischio le supply chain integrate tra USA ed Europa/Asia, in particolare per i veicoli elettrici e i semiconduttori automotive.
In parallelo, Trump ha lasciato intendere che una maggiore disponibilità della Cina a cedere TikTok a un’azienda americana potrebbe “ammorbidire” l’impatto dei dazi. Il nome più citato è Oracle, che già in passato aveva tentato l’acquisizione.
✅ Reazioni:
In sostanza, la leva commerciale viene usata anche su dossier tecnologici, in un’ottica di “scambio merce-politica”.
La reazione europea è arrivata a più voci. Ursula von der Leyen ha espresso "disappunto e preoccupazione", ma è la Francia a voler passare all’azione.
🇫🇷 Parigi propone di attivare lo strumento anti-coercizione varato nel 2023, che dà all’UE la possibilità di introdurre:
Un’arma ibrida, pensata proprio per reagire a “pressioni economiche ostili”.
📊 L’export europeo verso gli USA in veicoli e componenti vale circa 55-60 miliardi $/anno. Anche solo un impatto negativo del 5% su base annua, significherebbe quasi 3 miliardi di euro di export in meno, colpendo in particolare Germania, Italia (componentistica), Slovacchia e Polonia.
Il Giappone valuta contromisure, ma senza toni accesi. L’area indo-pacifica è troppo calda per permettersi scosse improvvise: Taiwan, il Mar Cinese Meridionale, la guerra commerciale tra USA e Cina...
La Cina continua a testare la determinazione americana, anche con pressioni indirette sull’Australia. Per ora Canberra resta prudente, ma nel medio termine la stabilità dell’area dipenderà da come si muoveranno USA e Giappone.
Trump ha chiarito che intende ridurre l’impegno militare in Europa per concentrarsi sul Pacifico. Il messaggio è forte: la priorità è contenere Pechino, e il resto può aspettare.
Sotto il caos, c’è una logica fredda. E parte da un numero:
📉 Il conto del Tesoro USA è sceso da 800 a 300 miliardi di dollari da inizio 2025.
A questo ritmo, il budget federale esaurisce la cassa entro fine estate, rendendo necessario:
💡 E qui arriva la proposta più creativa: una stablecoin legata al dollaro, lanciata dall’orbita trumpiana, che convoglierebbe capitali digitali verso acquisti di Treasury.
L’intera strategia di dazi, muscoli geopolitici e “America First” si muove lungo questo binario:
I mercati azionari hanno vissuto una settimana nervosa, con rotazioni settoriali e aumenti di volatilità. Alcuni segnali tecnici:
📉 Tassi e inflazione:
📈 Valute:
Il prossimo spartiacque è fissato: 2 aprile, quando potrebbero arrivare nuovi dazi su farmaci e semiconduttori. La logica sarà più mirata: si passa dalla retorica “contro tutti” a un approccio chirurgico, con colpi assestati a categorie merceologiche strategiche.
📆 Fino a giugno/luglio, Trump punterà su una fase di escalation progressiva, con l’obiettivo di massimizzare la pressione prima di tornare a negoziare nella seconda parte dell’anno.
🎯 Impatti attesi:
Di seguito una accurata sintesi della strategia di Trump:
Il grafico della settimana – Telecom Italia ci siamo?
Telecom Italia, la croce del 99% dei gestori italiani e non! Come si vede dal grafico il titolo, complice la situazione deteriorata del settore, presenta da anni un trend discendente. Trend che adesso viene messo sotto stress da una serie di eventi positivi che si sono accumulati in questi mesi culminati questo weekend con l’ingresso nel capitale in maggioranza di Poste. La storia di Telecom italia è lunga e complessa ma negli ultimi mesi si può riassumere per punti cosi:
- Debito portato da 21 miliardi di euro a poco più di 7 miliardi di euro grazie alla cessione della rete fisica
- Atteggiamento benigno del regolatore europeo nei confronti delle aggregazioni nel settore
- Possibile ritorno al dividendo dopo anni di latitanza
- Crescita a doppia cifra della divisione Enterprise
- Uscita dal capitale di Vivendi e ingresso in maggioranza di Poste Italiane