Qualche settimana fa avevamo ironizzato sul fatto che le uova facessero più opposizione a Trump di Nancy Pelosi. Beh, le uova stanno diventando una vera e propria mina politica: il prezzo medio di una dozzina negli Stati Uniti ha superato gli 8 dollari, toccando livelli che non si vedevano dai picchi dell’influenza aviaria del 2022.
+60% rispetto allo scorso anno, +120% rispetto alla media pre-pandemica.
Gli americani, per non restare a dieta, hanno addirittura iniziato a importarle dal vicino Canada, che nell’immaginario trumpiano è ormai il 51° stato americano. Ma il problema è reale: influenza aviaria da un lato, tensioni doganali e protezionistiche dall’altro, hanno creato il mix perfetto per un “food inflation drama”.
E il guaio, per Trump, è che le uova sono la colazione dell’entroterra: quell’America profonda, rurale, operaia, che forma la spina dorsale del suo elettorato. Se la colazione diventa un lusso, anche l’umore può cambiare. Altro che manifestazioni woke.
Segnatevi la data: 2 aprile 2025. Quel giorno scatteranno i nuovi dazi USA verso i cosiddetti “Dirty Fifteen”: quindici paesi (tra cui l’Unione Europea) ritenuti responsabili dello squilibrio nella bilancia commerciale americana.
Secondo le ultime indiscrezioni, niente fasce di dazio (alta, media, bassa) come inizialmente previsto, ma aliquote ad hoc per singolo paese, indipendentemente dal settore.
Un chiaro segnale della strategia “divide et impera” americana: frammentare, colpire e poi negoziare. Perché il vero obiettivo di Trump, in questa escalation commerciale, è un altro: convincere questi paesi a comprare Treasury ultradecennali, si parla perfino di emissioni a 100 anni, per rifinanziare il debito mostruoso americano da oltre 34.500 miliardi di dollari.
In questo scenario di dazi e scontri multipolari, la Cina si muove con precisione tattica. Ha invitato i top CEO occidentali al China Development Forum e prevede un bilaterale con Ursula von der Leyen nelle prossime settimane.
Ma non solo: si è dichiarata pronta a fornire forze di peacekeeping per il conflitto in Ucraina, se richiesto dall’Europa. Un segnale di apertura strategica e (forse) un assist diplomatico non richiesto ma utile.
La narrazione è chiara: un’America che alza muri, contro una Cina che porge la mano. Ai mercati serve stabilità, e Pechino lo sa.
Il tanto celebrato piano da 800 miliardi di euro per la difesa europea rischia di essere ridimensionato a 150 miliardi effettivi.
Un “giubileo di cifre” che potrebbe impattare la capacità di investimento reale e la coesione interna UE.
Con l’avvicinarsi della settimana dei dazi, la volatilità è destinata ad aumentare. Le decisioni dell’amministrazione Trump saranno il market driver principale, insieme ai flussi di notizie geopolitiche.
📊 In questo contesto:
Indici azionari (sett. chiusura 22 marzo 2025):
Tassi e obbligazionario:
🛠 Focus ETF (Rotazione USA):
Nella settimana appena conclusa, oltre ad analizzare il mercato, siamo andati a visitare personalmente due aziende per potenziali investimenti ed interventi.
L’azienda Liquori San Martino, produttore in misura preponderante di Mirto e in misura secondario di altri prodotti alcolici da dopo pasto, gioca la partita con una forte connotazione di artigianalità. L’azienda ha un prodotto di altissima qualità con una storia unica e dal forte impatto comunicativo. Liquori San Martino ha deciso di non scendere a patti con la qualità e l’attenzione al dettaglio, e questo è un forte punto di riferimento e di partenza per lo sviluppo del brand.
Prossimamente maggiori dettagli….